Freud: lo spettro del passato

Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo: Se non potrò muovere le potenze del cielo, solleverò quelle degli inferi. Questo verso virgiliano potrebbe essere messo a esergo dell’intera opera di Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, scienza, terapia, concezione filosofica assolutamente novecentesca.
Nella ricca e complessa opera e storia della formazione freudiana, che porta a ripensamenti e riscritture spesso profonde, il concetto di tempo assume una curvatura ben precisa, che potremmo definire con il tentativo freudiano di definire un’archeologia del soggetto. Prendendo in esame le opere del periodo della Metapsicologia (1915) si può notare che a partire dalla definizione dell’inconscio, come luogo delle pulsioni che mirano a scaricare il loro investimento libidico, alla sistemazione nella seconda topica della struttura di Io/Es/Super-io, al chiarimento dei meccanismi di rimozione, di censura, di sublimazione delle pulsioni sessuali e di investimento simbolizzante, lo sguardo neutro dell’analista è sempre rivolto all’indietro, nella vita trascorsa del paziente, alla ricerca di atti mancati, lapsus, frammenti di sogni rivelatori di traumi e sentimenti avversi che sono la vera origine nascosta delle nevrosi.
Nell’opera forse più famosa di Freud, L’interpretazione dei sogni (1900), il processo interpretativo del testo del sogno, raccontato liberamente dal paziente, viene utilizzato per la costruzione del passato rimosso. Lo sguardo psicoanalitico è dunque, come quello di Orfeo, sempre rivolto all’indietro, nel tentativo di liberare l’inconscio dalle sue cristallizzazioni e quindi di predisporre le migliori condizioni della vita conscia. Così anche nella Psicopatologia della vita quotidiana (1901) tale procedimento retrospettivo e archeologico è applicato ai lapsus, alle dimenticanze, agli involontari errori linguistici, agli atti mancati e ai motti di spirito che costellano la vita quotidiana: da qui inizia l’allargamento dei confini della psicoanalisi che giunge ad abbracciare il rapporto del soggetto col mondo: “Ora l’aria è così piena di fantasmi/che nessuno saprà come evitarli” (Goethe, Faust).
Nelle nevrosi ossessive, nelle malattie psichiche ma anche nelle situazioni storiche della contemporaneità (la carneficina della prima guerra mondiale!), Freud nota il ripetersi costante di certi meccanismi psichici: si tratta della coazione a ripetere che va al di là del principio di piacere, cioè della ricerca della soddisfazione. Vi sono pulsioni più originarie, afferma Freud nell’ultima parte della sua speculazione: l’una regressiva, tendente alla cristallizzazione del passato, la pulsione di morte; l’altra progressiva, desiderante, tesa al futuro, la pulsione di vita (S. Freud, Al di là del principio di piacere, 1920).