L’attimo e lo stupore

In questo complesso e articolato quadro quale ruolo gioca il momento teoreticamente centrale dell'Augenblick?
Ritorniamo, per comprendere meglio, alle analisi del Principio speranza di Ernst Bloch dove l'esperienza dell'attimo è così definita: "Un riferimento più autentico al momento c'è unicamente nelle esperienze intensamente vissute e nelle brusche svolte dell'esistenza, sia della propria esistenza sia di quella di un'epoca, nella misura in cui le noti un occhio con presenza di spirito". E' precisamente nella "luce improvvisa" che taglia istantaneamente l'oscurità dell'ora, in questo brusco piegare dell'ondulata linea del tempo che si può scoprire il significato metafisico dell'esperienza dello stupore. Esso è, dal punto di vista soggettivo, il luogo di generazione della domanda assoluta sull'essere, mentre dal punto di vista oggettivo è l'evento in cui il fondamento traluce, l'essere si manifesta nella forma del non-ancora.
Vi è un brano, Das Staunen (Lo stupore) tratto da Tracce di Ernst Bloch che, nonostante il suo carattere suggestivo, resta uno dei più profondi e acuti sul tema dello stupore:
"Quasi nessun filosofo prolunga lo stupore interrogativo oltre la prima risposta, nessuno ha commisurato costantemente questo stupore a "problemi" che si presentano in concreto, nessuno li ha concepiti come riflessi o modificazioni dello stupore iniziale. Appunto per questo non si è ancora riusciti a percepire nello stupore non solo la domanda, ma anche il linguaggio di una risposta, il fondo sonoro di uno "stupore spontaneo", questo "stato finale" che fermenta nelle cose".
All'interno della prospettiva discontinuista Bloch non si attesta però su una concezione puramente granulare del tempo, che si troverebbe di fronte all'inestricabile problema di collegare i diversi attimi concepiti come indivisibili, ma muove dall'esperienza dello stupore per stabilire e fondare lo spessore metafisico del tempo nel legame dell'attimo con l'eternità.
Cominciamo col rilevare un nodo semantico che si può affermare agisca per via indiretta in modo profondo. Il termine che designa l'esperienza dello stupore, sia nella radice latina di stupere che in quella anglo-sassone dell'inglese astonishment e del tedesco Staunen (il termine appunto usato da Bloch), rinvia all'atto di fermarsi, di arrestarsi per un impedimento fisico provocato da un evento straordinario, riferito sia a cose (cfr. lo stupuerunt flumina bruma di Valerio Flacco oppure l'espressione di Tito Livio stupente seditione, 28, 25, 3), che a persone (cfr. lo stupor linguae e lo stupor cordis descritti da Cicerone, Phil. 3, 16). Il rimando del termine anglo-sassone è ancora più scoperto nell'inglese stone e nel tedesco Stein, per cui lo stupore coincide con l'impietramento, con il rimanere di sasso e trova un corrispondente più affine, nelle lingue neolatine, nel termine fascinare, incantare e ammaliare, che rinvia direttamente all'atto di legare con un fascio, con una fascina appunto. L'esempio mitologico per eccellenza di questa esperienza dello stupore è l'episodio delle Sirene e di Ulisse nel XII canto dell'Odissea, laddove Ulisse rende visibile, con uno straordinario espediente artistico-figurativo, l'effetto affascinante, avvolgente e stupefacente delle Sirene: solo i marinai che hanno le orecchie turate restano insensibili al canto delle Sirene, mentre Ulisse ne manifesta gli effetti paralizzanti facendosi legare all'albero della nave e dando così origine a un archetipo carico di senso non ancora esplicitato.
Lo stupore è dunque inteso come un momento di quiete e immobilità in cui si ha "un lampeggiare della situazione utopica finale" (ein Aufblitzen von utopischem Endzustand), una fase di interruzione e di sosta che si pone su un piano diverso da quello del tempo discontinuo e che attinge direttamente l'eternità. La sede dello stupore resta sempre l'Ora, luogo in cui può aprirsi la fessura che rinvia nell'abisso e si manifesta con l'angoscia, rappresentata nell'oggetto indefinito verso cui guarda la figura principale della Melancholia di Dürer, ma può anche darsi lo stupore positivo, laddove l'intenzione simbolico-allegorica segna il fiorire della speranza nell'attimo di pienezza come interminabilis vitae tota simul et perfecta possessio. I luoghi indicati per questi attimi del carpe aeternitatem in momento spaziano dalle figure letterarie di Tolstoj di Andrej Bolkonskij che, ferito a morte sul campo di battaglia di Austerlitz, guarda in modo unico e irripetibile il cielo stellato, e dei particolari irrilevanti in cui si raddensa il senso dell'opera, come i cespugli nella tempesta di neve della Morte di Ivan Il'ic, ai momenti supremi della contemplazione mistica in cui appare evidente il darsi di un Summum Bonum, ai piccoli eventi di quella mistica del quotidiano rivalutata dal pensiero ebraico.