Questioni logiche e teologiche:
la condanna di Tempier


Fu Tommaso d’Aquino a riflettere in modo profondo dal punto di vista della teologia scolastica sul tema del tempo, cercando di collegarlo da un lato alle teorie di matrice aristotelica contenute nel Liber de causis, che contribuì in modo massiccio a far conoscere Aristotele nel Medioevo, dall’altro alle esigenze di immutabilità ed eternità del Motore Immobile fatto persona divina. Così rispetto al legame con le questioni cosmologiche e fisiche privilegiato da Aristotele, Tommaso lega il concetto di tempo alla questione dell’essere e alla differenza ontologica che intercorre fra le creature e il creatore: l’essere perfettissimo è la causa dell’eternità (atto senza potenza), le sostanze spirituali create vivono nell’evo (atto con una qualche potenza ma vicino alla purezza), mentre le creature che vivono nella dimensione della mutabilità e del moto sono nel tempo (successione di potenza e atto). Pertanto il tempo come modalità dell’essere è determinato dal tipo di causa in questione: “Tempus autem unicuique rei ex sua causa determinatur” (Sup. Ev. Joa. Rep., cap. 7, lect.3). La rappresentazione figurativa e letteraria più bella e completa di questa concezione del tempo e del mondo è l’architettura dei cieli del Paradiso dantesco.
Verso la fine del secolo XIII la revisione delle dottrine aristoteliche, dovuta anche alla maggiore diffusione dei testi dell’aristotelismo arabo, portò la Chiesa a prendere delle posizioni ufficiali per difendersi dalle nuove dottrine. Il vescovo di Parigi Etienne Tempier stilò nel 1277 un lungo elenco di proposizioni da condannare. Tra queste la numero 200 definisce censurabile che “l’evo e il tempo non esistono nella realtà, ma solo nella conoscenza”.
Chi sembra avvicinarsi a questa posizione è, fra gli altri, Guglielmo di Ockham, il quale afferma che l’analisi del tempo va condotta innanzitutto a livello del linguaggio. Il tempo, infatti, non possiede una realtà autonoma ma riunisce in una connotazione due realtà distinte come il moto dei corpi e il soggetto numerante: “il tempo ha solo una definizione che esprime il significato nominale, come accade per i nomi, i verbi, gli avverbi ecc.” (Quaestiones in libros physicorum, q. 47).