L’induismo: il tempo dell’Assoluto

Antica e complessa, profondamente legata alla spiritualità magmatica e difficilmente definibile della regione indiana, la religione induista si fonda su una serie di testi filosofici raccolti nei Veda e sul grande poema epico, il Mahabharata, di cui fa parte la Cantica del Signore (Bhagavad Gita) che comprende la via della conoscenza metafisica, la via dell’azione disinteressata e la via della dedizione al Signore.
Nel mondo indù, pur nella diversità delle tradizioni che privilegiano l’uno o l’altro testo della tradizione, i termini della visione della vita sono il mondo, l’uomo e l’Assoluto. Il mondo è apparenza, inganno, limite, illusione (Maya); l’Assoluto è il principio e la realtà divina concepita in genere come energia cosmica impersonale; nella posizione intermedia si trova l’uomo che può tendere verso una parte o l’altra attraverso il suo karman, l’azione che compie e che determina, secondo la legge della compensazione, il destino per le prossime vite nel ciclo delle reincarnazioni. Nella cosmogonia induista molto ricchi e suggestivi sono i grandi miti sulle origini del mondo: la creazione come danza degli dei (“O dei, quando vi assiepaste laggiù nel flutto indistinto, una densa polvere si innalzò da voi, come da gente che danzi”, Rg Veda X, 72); il mito della lotta dell’eroe divino Indra contro il dragone Vrtra (Rg Veda X, 129) che permette la nascita e la propagazione della vita; la divisione delle ere universali in periodi determinati ispirati all’equilibrio cosmico (Mahayuga): Krtayuga, 4.800 anni degli dei, Tratayuga, 2.400 anni degli dei, Dvaparayuga, 1.200 anni degli dei, Kaliyuga, 12.000 anni degli dei, che corrisponde alla nostra epoca e terminerà con la nuova discesa di Visnu.
Il calendario indù è lunare: il mese si suddivide in due parti, rispettivamente di luna crescente e luna calante; le stagioni sono sei e il conteggio degli anni inizia dal momento in cui il re Vikrama-Era introdusse il calendario (il 2000 corrisponde al 2056)
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