Esiodo e Omero

Il tempo è un circolo e l’educazione spirituale di un popolo, che sta ampiamente alle origini della cultura occidentale, deve seguire questa circolarità. Il patrimonio teologico e mitologico, intrecciato con i grandi eventi della storia, viene portato di comunità in comunità dagli aedi e a un certo punto viene raccolto in un grande progetto di formazione circolare, ossia comprendente la totalità della memoria e dei percorsi possibili: nasce l’en-ciclo-pedia rappresentata dai poemi omerici ed esiodei.
Esiodo narra di età che si succedono, di razze d’uomini che compiono il ciclo per poi riprenderlo.Così incessantemente Chronos (il Tempo) crea gli uomini dell’età dell’oro, ai quali succedono quelli dell’età dell’argento, la stirpe del bronzo, quella degli eroi e infine quella, cui anche il cantore appartiene, del ferro che ha portato affanni e fatiche fra gli uomini. Ecco l’amor fati, l’adesione al proprio destino e alle buone regole imposte da Zeus che governano il tempo della semina e del raccolto, l’alternarsi dei venti e delle stagioni.
Omero narra di eroi, di battaglie, di aristocratici duelli eppure tutto è sempre là nel racconto, accade ogni volta che una voce narra di nuovo le imprese della guerra fra Achei e Troiani e lo stupefacente ritorno di Ulisse, così come tutto il racconto dell’Odissea si sprigiona dall’attimo in cui l’anziana nutrice scorge la cicatrice sulla gamba di Ulisse e lo costringe a raccontare.