La dimensione privata del tempo: Locke e Berkeley

Provenendo da due strade diverse Locke e Berkeley si incontrano nella definizione del tempo come esperienza percettiva personale, dimensione privata e soggettiva, poiché solo la certezza sensibile può dare credibilità alla conoscenza (knowledge). Per l’empirista Locke il tempo è la successione e l’accordo delle idee nella mente (Saggio sull’intelletto umano, 1690), mentre per il teologo e platonico Berkeley la dimensione dell’essere coincide con quella della possibilità di percezione (esse est percipi, Trattato sui principi della conoscenza umana, 1710).
Un nuovo principio esplicativo viene portato all’interno del comune obiettivo di conciliare una visione del tempo con l’esistenza e la volontà di Dio da una parte e con i risultati delle sensazioni dall’altra: un’altra importante tappa della deriva del concetto di tempo verso la dimensione del soggetto.