Camp Grant, Illinois
Era un freddo martedì degl’inizi d’autunno quando, rientrato nel suo ufficio, il colonnello Hagardon, dopo aver dato una scorsa accigliata alle pratiche, chiese al suo attendente di essere lasciato solo. Veterano della guerra ispano-americana, aveva ottenuto i gradi nello stesso anno in cui gli Stati Uniti avevano fatto il loro ingresso nel conflitto mondiale, per essere poi comandato a dirigere Camp Grant, nei pressi di Rockford. Lì, come in tanti altri campi già esistenti o che si erano allestiti in tutta fretta, le reclute continuavano ad affluire da ogni parte del Paese per essere addestrate e spedite – col ritmo raggiunto nel maggio del 1918 di 200.000 al mese, che sarebbe diventato di 250.000 a partire da settembre – verso le navi che le avrebbero condotte in Francia, dove il contingente americano, più di un anno dopo la dichiarazione di guerra del 6 aprile 1917, aspettava ancora di raggiungere il numero di uomini necessario per sferrare il primo attacco contro le linee tedesche sotto la bandiera a stelle e strisce.
[…]
Il reclutamento, certo, malgrado mille difficoltà, era a suo modo proceduto spedito; ma di per sé non sarebbe bastato, per quanto era richiesto, limitarsi ad ammassare il numero di uomini necessario. Le reclute andavano istruite, e instillata loro la disciplina militare, perché fra le prime truppe finalmente sbarcate sul vecchio continente, i nemmeno 70.000 uomini impegnati al comando dei francesi e degl’inglesi durante l’“offensiva di primavera” non si erano certo coperti d’onore, dato l’altissimo numero di “stragglers” (noi diremmo “ritardatari”), che si erano imboscati alla chetichella nelle retrovie. Gli americani, contrariamente ai cugini europei, la guerra non l’avevano nel sangue. Non ancora. In compenso portavano nell’organismo il virus che avevano trascinato al fronte direttamente – a quanto sembra, ma la questione torna puntualmente a essere dibattuta – da Camp Funston, nel Kansas, dove si era manifestato contagiosissimo fra il tardo febbraio e i primi di marzo di quello stesso anno, provocando nel giro di pochi giorni una quarantina di decessi per complicazioni polmonari…
– Gabriele Frasca
Apparato iconografico
[In preparazione]
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