I vecchi taliban agivano politicamente e militarmente per cercare un destino. I nuovi taliban hanno per destino di agire militarmente e politicamente.
I primi volevano il governo per avere il potere totale. Questi nuovi vogliono il potere per avere un governo.
L’Afghanistan compare e scompare dagli occhi degli osservatori di politica internazionale.
Possiamo dire che è un territorio a visibilità politica intermittente. Ogni volta, di fronte a un evento clamoroso e spesso drammatico, riappare sotto i riflettori della comunicazione globale e degli analisti internazionali. L’uscita dell’Alleanza del Nord e degli USA ha indotto a credere che l’Afghanistan stia tornando ancora nell’ombra della sua irrilevanza geopolitica, attraversato dalla catena principale del sistema himalayano che occupa due terzi del Paese.
Invece, non si tratta di una fuoriuscita ma di una transizione strategica. L’Afghanistan e il suo ceto politico amministrativo acquisiranno sempre più una rilevanza internazionale perché i suoi rapporti con l’Occidente, sebbene inizialmente conflittuali e nascosti, andranno gradualmente stabilizzandosi e i taliban saranno il terminale tattico contro il terrorismo incontrollabile di Isis; e perché l’Afghanistan è posizionato al confine tra tre Piattaforme continentali di nazionalità: quella Russa, quella Cinese e quella Islamica (Iran e Pakistan).
Gli autori di questo libro (storici, economisti, analisti del territorio ed esperti di criminologia e di diritto, antiriciclaggio, finanziamento del terrorismo e analisti di intelligence e sicurezza in grado di reinterpretare le dinamiche delle relazioni internazionali) sono: Alessandro Ceci, Danila Spinacara, Aquilina Olleia, Maria Raffaella Cangi, Vincenzo Vespri, Lorenzo Vacca, Alessandro Popoli, Riccardo Valenza, Igiea Lanza di Scalea, Massimiliano Nisati, Mina Zirojevič, Dragan Simeunovič, Elvio Ceci, Benedetto Palombo, Ranieri Razzante, Mario Caligiuri, Fabio Mini.
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