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Poesia e ispirazione. Percorsi fra miti letterari e neuroscienze

L’ispirazione poetica oggi ci sembra un’idea quanto mai fuori moda, contro cui è facile lanciare accuse di misticismo oppure di antiscientificità. Viceversa, facendo ricorso alle teorie delle scienze cognitive, è ormai importante indagare sulle possibili spiegazioni della sua specificità e della sua a-razionalità, caratteristiche rilevate da Platone e per lungo tempo governate secondo i canoni aristotelico-oraziani.
Fondamentale risulta la connessione fra poiesis e nuove potenzialità ermeneutiche indicate dalla linguistica, dalla cognitive poetics e in generale dagli studi su mente e cervello: se si ipotizza una via particolare della biologia umana nel creare sinapsi e metafore, si può leggere da un’angolatura inconsueta anche la tendenza della lirica moderna allo sgretolamento delle regole in genere, e di quelle sintattiche in particolare. Questo non implica il rifiuto dell’elaborazione conscia, e anzi le analisi di stilistica storica che qui verranno proposte serviranno a determinare in concreto quanto possiamo capire in piú dei grandi testi poetici, soprattutto romantici e postromantici, tenendo conto della loro forma: la quale, di fatto, si determina in rapporto all’emersione dell’esperienza profonda dell’individuo, ma anche, insieme, in rapporto alla tradizione letteraria e culturale.
Almeno in prospettiva, allora, le spiegazioni del “poetico” come funzione della lingua (o addirittura del Linguaggio) o espressione dell’inconscio possono trovare un quadro di riferimento diverso rispetto alle teorie novecentesche. E infine, la marginalità stessa della poesia nel campo di forze della cultura attuale risulterebbe superabile, se alla sua peculiarità gnoseologica venisse attribuito un nuovo valore, non anti bensí extra-scientifico.

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