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Niente da vedere niente da nascondere

Un film di sessanta minuti sull’opera di Alighiero Boetti e un testo di Stefano Chiodi
“Seduto, un uomo guarda un grande telaio vuoto, un quadro appoggiato a un muro bianco, con la tela sostituita da un vetro trasparente. Un titolo – Niente da vedere niente da nascondere – un nome dalla singolare congiunzione – Alighiero e Boetti – vi appaiono come bianche iscrizioni maiuscole.
Dodici quadrati, trentadue e poi sedici lettere.
Questa l’immagine secca ed enigmatica, annuncio di simboli e numerologie piú complicate, posta in apertura al film dedicato nel 1978 da Emidio Greco all’opera del grande artista torinese. La finestra, il quadrato magico dell’arte rinascimentale, spalancata di fronte all’occhio di un osservatore famelico e paziente, qui è ridotta a puro scheletro, a quadratura, a diaframma sottile che rimanda solo il tenue riflesso, il fantasma di chi la fronteggia (piú avanti, al termine di una lenta zoomata, su quello stesso vetro vedremo rispecchiarsi le sagome dell’operatore e del regista).
Niente da vedere, alla lettera, perché l’occhio non penetra il muro che chiude lo spazio, non può procedere oltre; ma anche, dato altrettanto importante, niente da nascondere, appunto, perché la trasparenza qui non è piú solo metaforica, ingannevole, ma lampante e incolpevole.”
Stefano Chiodi

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