“L’occhio meccanico della cinepresa non è mai neutrale, la sua casualità è strettamente conseguente alla causalità della tecnologia e della cultura dei consumi che lo genera.”
L’autore ricostruisce il problematico nesso tra il cinema e le discipline sociologiche, discipline che hanno a lungo evitato di contemplare la cinematografia come campo dell’indagine sociale ma che, infine, non hanno potuto sottrarsi al confronto
con questo elemento di forte ristrutturazione delle pratiche e dei riti della contemporaneità.
Un confronto non facile che ha spesso messo in crisi i modelli interpretativi e gli stessi statuti epistemologici della sociologia. Dal parziale disinteresse riguardo ai media che ha caratterizzato la scuola di Chicago all’approccio apocalittico della scuola di Francoforte, senza dimenticare l’originarietà dei contributi protocinematografici di Simmel o di Lukács, attraversando la riflessione “avanguardista” di Benjamin e l’archeologia comunicazionale di McLuhan per arrivare a teorici del postmoderno come Lévy o Harvey, il libro ricostruisce i tratti essenziali della sociologia del cinema in un contesto teorico aperto alle influenze e alle contaminazioni delle altre scienze della società e dell’individuo.