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Incroci, derive

Aristofane, nel Simposio di Platone, prende la parola per definire l’amore come unità dell’essere e ci consegna la sua concezione sull’amore attraverso la narrazione di un mito: un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non c’era distinzione tra uomini e donne. Erano una cosa sola. Zeus, invidioso di tale stato di perfezione, separò l’umano in due: da allora ognuno di noi è alla perenne ricerca della propria metà, e solo trovando la parte assente, quella che ci manca, si può tornare all’antica perfezione.
“Quel che accade in questo abisso, in fondo a questa separazione del sesso, di questo desiderio della mancanza, è l’incomprensione, lo stupro, le spogliarelliste, la tortura kabil, i ricordi di guerra, le vigliaccherie quotidiane, la lingua gelata, l’infanzia violata…”

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