Questo libro illustra due punti di vista, due mentalità, due visioni del mondo differenti che comportano due approcci nei confronti delle persone e del funzionamento dell’organizzazione delle imprese completamente diversi. Da una parte abbiamo il management del XX secolo, dall’altra un approccio organizzativo che viene definito in diversi modi tra cui Lean e Agile. Questo significa che il paradigma di predizione e controllo e il paradigma di autonomia condivisa sono incompatibili? Non proprio… Un nuovo progetto editoriale che partendo dal mondo dell’impresa si pone di ridefinire le forme della condivisione. La differenza come necessità iniziale all’interno di un movimento virtuoso di convergenza.

Sergio Pissavini: “Un’organizzazione è un sistema complesso dove le proprietà emergono dalle relazioni tra le parti, non dalle singole componenti. Lo sviluppo non è lineare ma avviene tramite salti ‘quantici’, guidati dalla leadership. Il leader gestisce il confronto tra la struttura gerarchica e le relazioni emotive, essenziali per il successo. Un team senza leader è un paradosso, ma la leadership può essere condivisa. È più che autorità, significa influenzare, ispirare e guidare, creando fiducia e motivazione”. 

Fabio Lisca: “L’adozione del concetto ‘Agile’ per cambiare un’organizzazione dipende dalle condizioni aziendali: l’agilità richiede sperimentazione continua, nasce da necessità estreme, non da adozione forzata. Non esiste un modello universale di agilità: l’errore è applicare modelli preconfezionati. L’agilità è uno stato mentale che guida i comportamenti, non è un modello rigido. Le organizzazioni agili strutturano i ruoli in base alle esigenze, promuovendo adattabilità e sciogliendo i ruoli obsoleti”.

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Sergio Pissavini chimico, alunno alla IMD di Losanna (Leadership, Finance) con oltre 20 anni di esperienza come executive leader in diverse multinazionali di cui 15 tra Francia, Svizzera e USA. Esperienza internazionale di mercati quali Europa, Medio oriente, Russia, Cina, Giappone. Leader per il lancio di nuove tecnologie e la crescita internazionale in mercati complessi. Black Belt Six Sigma ed esperto di Teoria dei Constraints.

Fabio Lisca Obeya Coach. Laurea in filosofia, MBA Politecnico di Milano. Dal 2003 lavora nella consulenza organizzativa. Dal 2011 adotta gli approcci Lean Agile e nel 2018 fonda Agile School. Autore di Il Quinto Paradigma 2017, Business Agility 2019 (entrambi Franco Angeli). Tra il 2020 e il 2024 Agile School pubblica Guida alle Metodologie Agile, Human-Centred Organization e altri titoli.

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Che cos’è un’impresa? Un’impresa è più di una semplice entità economica; è un’organizzazione che crea valore non solo per i suoi azionisti, ma anche per gli addetti, per la comunità circostante e l’ambiente in cui opera. Questo valore non si limita solo ai profitti finanziari, ma include impatti sociali positivi e sostenibilità ambientale. Tuttavia, trovare l’equilibrio tra la redditività economica e la responsabilità sociale non è facile. È un compito delicato che richiede un impegno costante e un approccio grandangolare, olistico. 

Un’impresa deve generare profitti per garantire la sua sopravvivenza nel lungo termine, ma deve farlo in modo etico e responsabile, considerando gli interessi delle diverse parti sociali e proteggendo l’ambiente che è semplicemente il futuro possibile. Purtroppo, molte aziende si limitano a dichiarare il loro impegno verso la responsabilità sociale senza tradurlo in azioni concrete. È importante che le aziende adottino un approccio proattivo e sviluppino programmi specifici per integrare la sostenibilità e l’impatto sociale nella loro strategia aziendale. 

Le aspettative dei clienti, della società e degli stakeholder stanno diventando sempre più esigenti e complesse. L’attenzione allo scopo avviene proprio nel momento storico in cui le imprese sono diventate l’istituzione sociale più affidabile a livello globale. Il “Trust Barometer” condotto annualmente da Edelman su 30.000 persone in 28 paesi mostra come anno dopo anno il calo di fiducia nei confronti delle istituzioni: media, stato, governo, partiti, banche ne soffrono particolarmente. Di conseguenza si è alzata l’aspettative nei confronti delle imprese, aspettative etiche e di impatto sociale ed ambientale. 

In un mondo di divergenze dove il discorso politico polarizza le posizioni, dove “con me o contro di me” sono gli unici indicatori e creano posizioni che sfociano inevitabilmente in conflitti che inaspriscono il contesto e rendono invivibile l’ambiente sociale, sta diventando prioritaria la necessità di convergere verso soluzioni condivise e create sulla costruzione del consenso.