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Che cos’è il tempo?

Il fatto è che non c’è lo strumento, l’organo. Non hai un occhio, non hai un naso, non hai una lingua per sentire il tempo. Hai solo la memoria che, ricollegando certe cose, permette l’invenzione del tempo. Tra l’altro la parola tempo non c’è in tutte le lingue, effettivamente è una cosa estremamente artificiosa. Mentre prima si favoleggiava di un terzo occhio – si parlava della pituitaria – si è visto che esiste una popolazione di cellule gangliari della retina – poche, non piú di una su mille – che invece di vedere misurano grosso modo la lunghezza della giornata di luce.
Il ritmo ce l’hanno dentro le singole cellule. Non solo il cervello, come si pensava, ma le singole cellule, anche le cellule del fegato, hanno un ritmo di ventiquattr’ore. Però non c’è un marcatempo, non c’è un orologio che ti permetta di dire un giorno, due giorni, tre giorni, quattro giorni. Ti permette solo di scandire un giorno, un giorno, un giorno.
La teoria psicologica del tempo, del presente, del presente dinamico, dice che l’atomo di coscienza dura da un quarto di secondo a ventitrenta secondi, con una media di tre secondi. Noi viviamo il mondo a flash che durano tre secondi.

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